
Dal sito dell'ANSA di ieri.
Immagine prelevata dal web.
IL FATTO - Ancora disordini e proteste, la scorsa notte, al Centro di identificazione ed espulsione di Torino.
Alcuni ospiti stranieri sono saliti sul tetto delle palazzine alloggi. Altri hanno divelto una porta interna, che hanno poi smontato per ricavarne alcune sbarre di metallo. Continua, ma solo per una trentina dei 77 ospiti, lo sciopero della fame.
I primi disordini sono stati registrati quando mancavano pochi minuti alla mezzanotte. Un gruppo di ospiti della cosiddetta area blu - una delle tre zone in cui è suddiviso l'ex CPT - hanno divelto una porta interna agli alloggi e si sono armati con alcune spranghe di ferro.
L'intervento della polizia è stato immediato: in pochi minuti l'area è stata messa in sicurezza. Recuperati anche i bastoni.
Quasi in contemporanea uno straniero è salito sul tetto di una palazzina, autolesionandosi alle braccia e alle gambe. Un gesto imitato, intorno alle 3, da un altro gruppetto di trattenuti, che per alcuni minuti sono saliti sul tetto della palazzina mensa.
Gli ospiti del CIE di Torino protestano, come in altre strutture analoghe d'Italia, contro le nuove norme del decreto sicurezza. Il provvedimento, infatti, stabilisce che gli immigrati clandestini possano essere trattenuti nei centri fino a sei mesi, anziché i due mesi previsti prima.
I nuovi disordini, che come sottolinea la questura non hanno dato luogo a problemi di ordine pubblico, seguono quelli della notte precedente. Già nella tarda serata di giovedì, infatti, un gruppo di stranieri ha divelto porte e letti all'interno di alcuni alloggi, rendendo necessario l'intervento delle forze dell'ordine per ristabilire la calma. Sono in corso le indagini, supportate dalle telecamere del circuito di sicurezza, volte a identificare gli autori dei danneggiamenti.
LA RISPOSTA DELLA CRI - Il sovraffollamento dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) "non è una novità. E' una realtà. E c'era anche prima del pacchetto sicurezza. Mi rimane però difficile non pensare che le proteste di questi ultimi giorni non abbiano una regia visto che avvengono contemporaneamente". Lo ha detto il Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca. L'organizzazione di volontariato gestisce tre CIE, quello di Milano, quello di Roma e quello di Torino.
"Sicuramente - ha aggiunto all'ANSA - queste proteste sono collegate fra loro. Del resto, le persone hanno i cellulari e possono avere contatti con l'esterno. E' ovvio che non stare in questi centri non deve essere facile. C'é un dato oggettivo: le persone non possono disporre della loro libertà. Che non possano uscire è un dato di fatto".
La presenza della CRI nei CIE è stata più volte contestata. "Sono critiche fuori luogo. A me non interessa l'aspetto politico della questione - ha osservato Rocca - ma la massima assistenza umanitaria che riusciamo a fornire nelle strutture. A me interessa che di fronte ad una necessità legata ai diritti umanitari ed alla protezione umanitaria, il nostro intervento sia efficace e pronto. Gli operatori della CRI sono i latori di un diritto e si adoperano perché i centri siano il più vivibile possibile, nel rispetto e nello spirito dei principi della Croce Rossa. Ecco perché la nostra presenza è essenziale nei CIE e permette il rispetto dei diritti umani".
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